






È che siamo esseri fragili noi. Siamo creature delicate e se ci toccate precipitiamo. Che esseri tanto esposti alla vita siamo. Che razza maledetta e magnifica siamo. Vorrei solo che sapessero che non siamo macchine che fanno tutto ciò che dicono, siamo delle fragili donne, con tanti fili di seta, siamo delle donne che si riempiono di mille rossori, che se gli parli un po’ più forte gli occhi si inondano di lacrime, siamo tanto trasparenti e nude, che tutto questo lo potete vedere. Ma non c’è niente da fare la donna neanche al funerale può andare. Qui in Tunisia ai funerali solo l’uomo può assistere eppure ci dicono che se leggiamo la costituzione hanno più diritti le donne che gli uomini, io a questo non tanto ci credo. E non ci credo, non tanto perché non ho fiducia in chi me l’ha detto, ma perché subito dopo questa stessa persona mi ha detto che non è normale che una donna sola vada nel deserto e che se ci va è normale che gli uomini la possano toccare. Oggi ci siamo inoltrate nel deserto ed infatti ho sentito una stretta inusuale. Un beduino affascinato da cotanta bellezza ha iniziato ad incamminarsi verso di noi, era alla guardia di tante carovane di dromedari. Mi ha preso la mano, me l’ha stretta e non me l’ha mai voluta lasciare, mi ha portato così a vedere da vicino i suoi dromedari. In questo momento ho pensato che potrebbe essere vera la storia che vendono le persone in cambio di dromedari, lui sicuramente voleva comprarmi, ma non gliel’abbiamo di certo permesso.
In questa parte del deserto, i dromedari creano delle piccole oasi, tutti vicini, vicini, si creano ombra tra di loro.
Finalmente mi ha lasciato la mano, sono libera!
Ci rimettiamo in cammino, si corre più veloce del pensiero, di quello che ti passa per la mente quando non riesci a trattenere e lo dici, fino a che, la sabbia ci infossa. Non possiamo più muoverci, siamo bloccate tra le dune di sabbia. Sotto 48 gradi spingiamo la macchina più che possiamo, ma niente da fare. Per fortuna che c’è il vento, rimaniamo sotto il sole ad aspettare un segnale divino. In questo momento la guida mi prende la faccia e mi dice “La vita è bella e balla, Donnavventura!”, solo adesso inizio a realizzare di essere una Donnavventura. La sabbia continua ad entrare nei nostri corpi, sembra cipria, si attacca e non si stacca più. Stiamo ancora aspettando il miracolo. Avanti ai nostri occhi appare un camion con su scritto in italiano “Coccinella, città di trasporto”, è guidato da un beduino che è fornito di tutto, ganci, corda, e il necessario per tirarci fuori. Alcune ragazze gridano in pugliese “Dio mi stai mettendo alla prova! Io non credo in te, ma questo è un segnale!”. Usciamo dalla sabbia piene di rabbia, si era creata una gabbia in quella macchina, sperando che nessun abbia la scabbia, ci salvan da cotanta rabbia. Nel cuore del giorno, dove l’ora più calda ti taglia la faccia, entriamo in una tenda che tutto c’aspettavamo ma del fresco mai lo speravamo. Ora manca solo un cavaliere che con la sua lampada, nel buio silenzio, cavalcando il vento, ci venga a prendere qui fuori per portarci dove le dune dorate si baciano con l’orizzonte. In questo mondo d’incanti, di vita che suona a fiaba, e di misteri che mai verranno svelati, si uniscono due amanti su di un cavallo. Aprendo le braccia al vento volano in un mondo lontano. In questo mondo lontano la donna con voce di seta inizia a sporgere lamenti appassionati, qualcosa sta succedendo. Il lamento è così lungo che richiama le genti vicine. Tutti accorrono. Lei è sola sul letto che piange. Qualcuno le ha ucciso il suo animale volatile, ora non può più volare. Le ali le sono state tagliate. Il cavaliere senza cavallo torna nella sua terra e lei sola rimane una notte intera sognando il giorno in cui un cavaliere con un cavallo con le ali verrà a prenderla.
Dal diario di Clarissa
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