Oh libertà, ti credevo una dea e non sei che una parola.
Con i mitra puntati arriviamo in aeroporto per volare su uno di quei piccoli aeroplanini simili a quelli di Antoine de Saint – Exupéry, ed arrivare a Sharm El Sheikh.
Se c’è un punto di vista dove poter guardare il mondo pieno di stupore per la sua bellezza è dall’alto. Proprio come lo vede quel bimbo con il naso all’insù amante delle fiabe e dell’avventura, vivace esploratore del mondo e del cielo. Il grande desiderio del piccolo Antoine è volare, proprio come il nostro. Con la fantasia, con le parole o con l’aereo, qui sui suoi sedili avvertiamo il brivido della discesa in picchiata. In questo volo assaporiamo la libertà, poi ci mettiamo la maschera e scendiamo nei fondali del Mar Rosso.
Dal cielo agli abissi marini. Ci inoltriamo sempre più in questo infinito mare e con lo stupore dei bimbi ci entusiasmiamo al vedere i delfini che saltano e le tartarughe che fanno capolino con la testa.
Siamo nel parco naturale Ras Mohammed, famoso per la sua straordinaria varietà di specie marine e terrestri, che lo rendono un vero gioiello di biodiversità.
In questa meravigliosa esplosione di vita avvistiamo l’isola che non c’è, cerchiamo di planare lì su,
ma la gran folla che vi passa sopra,
non ci permette di vederla.
Non ho potuto gridare la canzone di Venditti
Tu sei come l’alta marea che scompare e riappare portandoti via…
Oh sacra spiaggia oggi invisibile ai nostri occhi
per quella miriade di formichette umane che vi camminavano
volevo assaporare la libertà che dai racconti mi suscitavi ma qui non ho potuto.
Oh libertà dov’eri? Perché non c’hai accolto?
Le mie parole suonano strane e sembrano venire da lontano. Questo modo di parlare mi induce a pensare che il linguaggio non può esprimere la realtà: solamente possiamo parlare dell’ovvietà. Da ciò nasce il mio desiderio di scrivere in una maniera surreale per non parlare dell’ovvio ma di ciò che si nasconde dietro l’ombra. In questo mondo il destino si mette la maschera della libertà dove tutti giochiamo senza regole al gioco in cui nessuno vince.
Ed ecco che con la maschera sul viso,
le ciglia tutte spiaccicate alla parete di plastica
le pupille si intravedono dietro l’opaco della maschera.
Alla fine quando hai a disposizione il mare, basta solo tuffarti nei suoi fondali per non vedere e sentire nessuno. Ma ciò non basta a conquistare la libertà. Qui sotto il mare dove i nostri corpi fluttuano, riemergiamo dalle acque con l’ansia che qualcuno ha detto il nostro nome. Adesso arrivo a capire che la libertà è solo una parola.
Dal diario di Clarissa
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