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Ultimo giorno nel Paese del Sol Levante

Tokyo mon amour!
La sensazione di sentirsi a casa in una città così lontana dalla propria è davvero strana e piacevole.
Per quanto io conosca solo una minima parte di questa metropoli dove vivono milioni e milioni di abitanti, il riconoscere palazzi e strade, il sapersi orientare senza esitazione, da una certa soddisfazione.
Per prima cosa raggiungiamo ti teatro Kabuki-za è uno dei principali teatri di Tokyo, che, come molti altri edifici della capitale, è stato distrutto e ricostruito più volte. La linea attuale è fedele all’originale del 1889, un tradizionale tetto in tegole con falde spioventi con gli spigoli inferiori curvati verso l'alto e balaustre in stile giapponese.
Il teatro kabuki è una delle più tradizioni forme di teatro giapponese. Gli ideogrammi che formano la parola ka-bu-ki, significano canto, danza e abilità. Ciò che lo caratterizza è il fatto di essere recitato solo da uomini che impersonano anche donne. È una forma di teatro popolare, comprensibile agli stranieri, non bisogna conoscere il giapponese, la combinazione di canto e musica facilita quantomeno la comprensione emotiva dello spettacolo che è preponderante nel Kabuki. Le storie sono ambientate in alcuni periodi storici e di solito hanno per protagonisti signori feudali, fanciulle nobili e intrighi di corte.
Dopo di che ci siamo dirette verso il parco di Ueno, che è il primo parco pubblico istituito in città. È una disseminato di santuari. Il primo che incontriamo è il Kyomizu Kannon-do, dove uno scenografico pino contorto crea un’irresistibile cornice per fare delle foto. Una dopo l’altra ne approfittiamo per farci uno scatto in questo contesto così scenografico.
Proseguiamo all’interno del parco raggiungendo un piccolo lago che generalmente è navigabile… almeno così dicono le guide e i cartelli. Ma in questo periodo è totalmente nascosto dalle foglie di loto alte e voluminose, è una grande distesa verde!
Al di là del lago c’è il tempio Bentendo, che ha statue molto particolari ad adornarlo esternamente, ci sono, tra le altre, un grande strumento musicale, simile ad un mandolino, e uno serpente con la testa di Buddha.
Non lontano dal parco si trova l’ex mercato nero di Ameya Yokocho, che oggi offre varie cose; c’è una via dedicata ai generi alimentari, frutta, verdura, pesce, mentre nella parallela si trovano soprattutto capi di abbigliamento, forse ci aspettavamo qualcosa di più particolare.
Torniamo al parco a passeggiare e appena fuori incontriamo un personaggio particolare, sembra un anziano monaco eremita, con barba bianca e tunica consunta, ma ad un certo punto estrapola dalla tasca uno smartphone rosso e comincia con i selfie! Tempi moderni.
Ultima sera a Tokyo.
Passeggiamo lungo a Chuo-dori nel quartiere più esclusivo di Ginza, e ci lustriamo gli occhi guardando le vetrine dei grandi marchi, già con qualche allestimento natalizio.
E ci scappa anche un Buon Natale.

Redatto da: Chiara

 
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