Sono venuta nel deserto per vedere la magnificenza
di un tempio lontano secoli
che ha attirato le genti di tutto il mondo.
Sono venuta in questo centro del nulla per gridare alla divinità.
Sono venuta qui nel deserto per bruciarmi
Il sole è più forte e la fede non è mai inusuale.
Qui l’anima prende fuoco quando smette di credere.
Nel cuore del deserto nubiano sorge il tempio di Abu-Simbel
Due templi scavati nella roccia sotto il regno di Ramses II.
“I nostri nemici dovranno tutti morire stasera!”
Ordinò Ramses II.
La vittoria ebbe luogo a Qadesh, oggi visibile nei bassorilievi sulle pareti del tempio.
Il sito fu riscoperto da un ragazzo nubiano di nome Abu-Simbel dopo esser stato sepolto dalla sabbia per secoli.
Ammiriamo tutte quelle memorie, quelle meraviglie di antichi sovrani, di grandi civiltà ormai profondamente immerse nella solitudine del più assoluto e argenteo deserto di sabbia e di aride pietraie.
I secoli passano, ma il tempo sembra non cancellare la memoria di un passato storico.
Abbiamo l’onore di poter toccare con mano nuda costruzioni che vivono da più di tre mila anni.
Bussiamo alla porta sperando che qualcuno ci apra, ma capiamo che alla fine il tempo non cancella, ma cambia.
Nessuno ci apre, nessuno più ci vive.
Un improvviso e malaugurato volo di avvoltoi ci riconduce alla realtà quotidiana.
Qui chiudiamo la porta, spegniamo la radio e andiamo a dormire.
Dal diario di Clarissa
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