Buongiorno oasi di Dakhla, il sole spacca le pietre e sembra di stare in un enorme forno ventilato già di prima mattina… ci stiamo cuocendo come biscotti!
Dopo colazione andiamo a curiosare un po’ in giro. Daklha è una delle cinque oasi del Deserto Occidentale, ma il suo paesaggio è più vario e rigoglioso. Si susseguono palmeti, campi coltivati, pascoli, vediamo molti gruppetti di mucche che brucano l’erba e incrociamo anche un gregge di pecore e capre condotto al pasco da un signore accompagnato da un bambino.
Molti si spostano su carretti trainati da asini, e trasportano voluminosi fasci di fieno che tengono fermi con una mano.
Ci dirigiamo verso l’antico villaggio di Balat, nel cuore dell’oasi. Risale all’epoca ottomana e mantiene l’originale architettura islamica, tipica dei villaggi delle oasi: le case sono realizzate in mattoni di fango, hanno due piani, mura spesse, mentre porte e finestre strette, per cercare di mantenere l’interno fresco. Oggi è per lo più disabitato per la mancanza di comodità, ma incontriamo una signora che viene indicata una signora che ancora vive nel villaggio. Diversamente dalle case abbandonate, che sono tutte dello stesso colore omogeneo della terra, la sua è intonacata di azzurro e sulla parete esterna ci sono alcune scritte in arabo e un aereo stilizzato e il disegno della Mecca, per indicare che la famiglia è benestante e si è già recata nel luogo sacro volando.
Giulia e Vanessa entrano in una cartoleria dove vedono due ragazze e cercano di chiacchierare con loro, ma con scarso successo… le ragazze non parlano inglese e la timidezza le frena dal cercare di fare un tentativo.
Rientriamo al nostro campo base che sembra un castello ottomano su di un pianoro roccioso, pranziamo e cominciamo a lavorare un po’ al computer. Nel pomeriggio torniamo ad Al Tarfa uno dei luoghi del cuore di Donnavventura. Il lodge è in fase di restauro ma possiamo approfittare della piscina, facciamo un bagno e ci stendiamo a prendere un po’ d’ombra, al sole ci scioglieremmo come ghiaccioli! Passiamo un po’ di tempo ricordando anche il nostro soggiorno di quattordici anni fa, poco è cambiato da allora, solo le piante sono più alte. Una in particolare ci colpisce, si tratta dell’”aoshar”, così l’ha chiamata uno dei responsabili di Al Tarfa, spiegandoci che è una pianta tipica dell’oasi di Dakhla e il latte delle sue foglie, fa molto bene alla pelle.
Aspettiamo il tramonto e poi torniamo al campo base. Dopo cena, con nostra grande sorpresa, viene organizzata una serata di musica e danze beduine, il clima è molto festoso e la musica coinvolgente, una conclusione di serata davvero piacevole e inaspettata.
Dal diario di Chiara
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