RICOLARONCATOFRANCOROSSOJEEP
 

Dalla rigoglioso Fayoum, al lunare deserto bianco

Una lunga tappa di trasferimento ci attende, dopo aver dormito nell’oasi del Fayoum, la più estesa e fertile di tutto l’Egitto, ci mettiamo alla guida dei nostri fuoristrada e partiamo alla vola del Deserto Bianco.
Percorriamo idealmente la rotta delle antiche carovane di mercanti, ci muoviamo in direzione sud-ovest, verso le oasi del Deserto Occidentale.
Il Fayoum con i suoi specchi d’acqua ci regala un ultimo scenario da cartolina, dopodiché siamo circondati dal deserto. Terra battuta e sabbia chiara per chilometri, un paesaggio monotono ma piacevole, e i pensieri scivolano e danzano come granelli di sabbia al vento.
Guidiamo fino a raggiungere la piccola oasi di Bahariya dove si trova un museo estremamente anonimo che però contiene un grande tesoro, si tratta di alcune delle “mummie d’oro” , rinvenute in una necropoli alla fine degli anni ’90 del secolo scorso. Una scoperta di portata eccezionale perché le mummie erano affastellate e molte di esse erano avvolte in foglie d’oro e ornate con monili e amuleti, a significare che erano individui di alto rango, come sacerdoti o nobili, appartenenti al periodo tolemaico e romano.
Dopo aver pranzato in un posto per gente di passaggio, decisamente spartano, ci rimettiamo in viaggio.
Usciti dall’oasi e percorsi alcuni chilometri, ci rendiamo conto del cambiare dei colori, il giallo della sabbia è come se fosse stato spolverato di nero, anche i rilievi rocciosi in lontananza sono scuri: siamo entrate nel deserto Nero, che deve il suo nome alla corvina roccia basaltica depositatasi in superficie, a seguito di antiche attività vulcaniche.
Siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, vorremmo fermarci ma tiriamo dritto per altri chilometri sino ad arrivare al limitare del deserto bianco.
Notiamo una grande roccia modellata in modo singolare, la nostra immaginazione ci fa riconoscere la sagoma di un grande dinosauro, ed anche la testa di una tartaruga gigante, sembra uscita dal romanzo di Michael Ende, La storia infinita, distinguono chiaramente i tratti del profilo destro, con occhio, narice e bocca.
Ci rimettiamo volante e ci inoltriamo nel Deserto Bianco, siamo circondate dalla meraviglia di questo paesaggio surreale, emergono pinnacoli, funghi, pianori o semplici sassi bianchi, tutto attorno a noi!
Ci fermiamo ad osservare una conformazione particolare, scattiamo qualche foto ma non è l’ora giusta, il sole sta tramontando, le ombre si sono fatte lunghe sul terreno e dobbiamo ancora raggiungere il campo base… arriviamo all’imbrunire. Ci sistemiamo nelle tende, pregustando la giordana di domani alla scoperta del deserto Bianco.

Dal diario di Chiara

 
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