RICOLARONCATOFRANCOROSSOJEEP
 

Lasciamo Il Cairo, ci addentriamo nel Fayoum

Sveglia presto questa mattina perché dopo tanti giorni lasciamo il Cairo.
Carichiamo i bagagli sui fuoristrada e ci muoviamo in direzione sud ovest, verso l’oasi di El Fayoum.
Lungo la strada vediamo sulla nostra destra un grande, grandissimo cimitero chi si estende per un chilometro e mezzo, la maggior parte della sua superficie è dedicata a sepolture islamiche, una parte più piccola invece, accoglie in cimitero cristiano delimitato da mura esterne.
La strada è lunga e monotona, una lunga striscia di asfalto he corre dritta verso l’orizzonte. Ci fermiamo in un piccolo centro abitato dove vediamo un chiosco con una signora che prepara falafel sul momento, da una grande ciotola di metallo, prende un po’ di impasto, lo appallottola e lo frigge; le polpettine vengono poi messe in coni di carta riciclata. Solo molto buone, da mangiare belle calde e le ragazze non se lo fanno ripetere due volte. Sono di un bel verde brillante perché l’ingrediente principale sono le fave.
Attorno a noi c’è il consueto nugolo di ragazzini e ragazzine curiosi e sorridenti.
Ci rimettiamo in marcia e cominciamo a costeggiare il grande lago Qarun, fino ad arrivare a quello che viene chiamato Lago Superiore, dove vediamo alcuni pescato in barca, intenti a rammendare le reti da pesca rotte. Il lago è ricco di pesci ed ospita anche un’avifauna variegata, stanziale e migratoria, intravediamo una timida nitticora, alcune gallinelle d’acqua, un paio di pavoncelle armate, mentre le sterne pattugliano il cielo.
Ci spostiamo di pochi chilometri per raggiungere il Lago Inferiore, i due invasi sono collegati tar loro una serie di cascate che sono molto apprezzate dalla gente del posto in cerca di refrigerio. Le polle che si creano costituiscono delle piscinette naturali perfette per rinfrescarsi. Attraversiamo a piedi quella che sembra un’infinita distesa desertica, il sole è a picco, fa caldissime e abbiamo calcolato male la distanza, in ogni caso raggiungiamo un molo rudimentale con delle barchette attraccate e chiediamo se è possibile fare un giro sul lago. Ci muoviamo tra la costa e una vegetazione cespugliosa, cresciuta nell’acqua bassa, il nostro passaggio fa volare via alcuni gabbiani che stavano riposando.
Per pranzo troviamo un posto molto semplice, affacciato sul lago Qarun, ci cuciano al momento un pesce di lago che chiamano “pesce pappagallo” lo preparano al cartoccio con curcuma e peperoncino… è buonissimo, la cosa migliore mangiata sino ad oggi, si sa che la cucina non è esattamente il punto di forza dell’Egitto, ma questo pesce è saporito e molto gustoso. E accompagnato da riso saltato con gamberetti, e non mancano le tradizionali salse a base di ceci o sesamo.
Dopo pranzo raggiungiamo il nostro nuovo campo base, una villa in stile vagamente provenzale molto bella. È tinteggiata di giallo ocra e i grandi divani interni, ricordano quelli dei cortili marocchini.

Dal diario di Chiara

 
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