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16/10/2023: CHIARA - Giappone

Il Giappone è un paese in cui mi sono subito sentita a mio agio. L’ordine, la pulizia, la buona educazione, le tante piccole regole del vivere comune che disciplinano i rapporti tra le persone, c’è un modo per fare ogni cosa. A noi appare un po’ maniacale, ma qui funziona così. C’è poca elasticità ma c’è anche molta comprensione per noi poveri occidentali buzzurri che ai loro occhi dobbiamo sembrare peggio degli unni di Attila.
Mi colpisce l’approccio molto elastico nei confronti della religione, shintoismo e buddismo convivono armoniosamente da sempre, lungo i sentieri di pellegrinaggio di Kumano Kodo, che portano ad importanti santuari scintoisti, si trovano le statue Jizo buddiste a protezione dei viaggiatori.
Viceversa, nel complesso buddista di Koyasan, tra gli oltre 100 templi buddisti, si trovano anche santuari scintoisti.
I giapponesi sono rigidi su molte cose ma non su questa.
La parte di Giappone che preferisco in assoluto, è quella al di fuori delle grandi città, mi piacciono i piccoli villaggi, le strade che serpeggiano tra le campagne e le colline, mi piace vedere gli orti e i piccoli appezzamenti coltivati con riso e verdure; gli alberi di cachi, di prugne, di agrumi e le piantagioni di te. Il ritmo lento della natura e dell’uomo, gli anziani, chini sui loro bastoni, ma dallo sguardo attento. Mi piace chiacchierare con le persone, cercare di apprendere i modi e imparare qualche parola, strappando loro un sorriso con il mio goffo impegno.
L’esperienza nella prefettura di Wakayama è stata molto intensa, perché ho ritrovato tutte queste cose e soprattutto ho potuto immergermi in quella dimensione di spiritualità intensa che permea le vie di pellegrinaggio di Kumano Kodo. C’era un tempo in cui da villaggi lontani, pellegrini a piedi e con poche cose con sé, percorrevano chilometri in cerca dell’illuminazione, scaldati dall’ardente fuoco della fede, sprezzanti dei pericoli che potevano incontrare, e carichi di fiducia e speranza. Vestivano di bianco così da essere riconosciuti e da ricevere qualche offerta o riparo durante il viaggio, ma anche perché, se fossero morti, avrebbero già indossato il colore del trapasso, della purificazione.
Non è difficile immergersi in quest’atmosfera, è sufficiente chiudere gli occhi, respirare, ascoltare il rumore delle foglie mosse dal vento, degli arbusti che si piegano, degli insetti coi loro canti e poi aprire gli occhi e ammirare la meraviglia dei cedri secolari per sentirsi un po’ più in pace con sé stessi. Forse è proprio questo che cercano i viaggiatori moderni, un momento intimo di riconnessione attraverso la natura.
Nel complesso templare buddista di Koyasan, abbiamo meditato, mangiato vegetariano, dormito per terra nel futon, passeggiato all’interno del cimitero Okunoin, con la sua quiete e la sua storia millenaria; sembrava di essere all’interno di uno di quei racconti di folklore, popolato da strane creature… non mi sarei stupita se qualcuna di queste avesse fatto capolino da una pietra o da un albero.
Il Giappone mi regala sempre qualcosa di nuovo e di prezioso.


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